Salvati dal terremoto

Dipinti e sculture dai centri storici tra Bologna e Ferrara

La mostra – promossa dalla Fondazione Carisbo in collaborazione con la Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici dell’Emilia Romagna e la Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini – a cura di Luigi Ficacci e Angelo Mazza si propone di attirare l’attenzione del pubblico sulla gravità della condizione e sullo stato di precarietà in cui versano gli edifici lesionati dagli eventi sismici del maggio 2012 e di informarlo circa i rischi di cancellazione di testimonianze storiche delle diverse comunità civiche.

Le drammatiche scosse registrate il 20 e il 29 maggio scorsi hanno inferto danni gravissimi al patrimonio artistico dell’area bolognese, ferrarese, modenese e reggiana. Centri storici quali Cento, Crevalcore, Galliera, Pieve di Cento e Sant’Agostino, gravitanti nel territorio tra Bologna e Ferrara, hanno visto seriamente compromessi, per cedimenti, crolli e fessurazioni pericolose, i principali edifici ecclesiastici antichi, con il rischio della perdita di importanti opere d’arte che vi erano conservate. Gli interventi eroici dei Vigili del Fuoco e l’impegno dei Funzionari delle Soprintendenze hanno messo in sicurezza le opere mobili di maggior pregio, ora ricoverate nelle vaste sale del Palazzo Ducale di Sassuolo, negli ambienti messi a disposizione da privati a Pieve di Cento, nei depositi allestiti presso Art Defender a Bologna e in quelli presso la stessa Pinacoteca Nazionale di Bologna.

In mostra alcune opere molto importanti di scuola bolognese dal Cinquecento al Settecento. Tra queste la grande pala di Ludovico Carracci della Pinacoteca Civica di Cento (uno dei capolavori del grande maestro bolognese, firmato e datato 1591), due importanti dipinti del Guercino (la giovanile “Sibilla” della Fondazione Cassa di Risparmio di Cento; la grande “Annunciata” della collegiata di Pieve di Cento, del 1646), due pale d’altare di Ubaldo Gandolfi e inoltre solenni, austeri e seducenti dipinti di Lorenzo Sabbatini, Denys Calvaert, Alessandro Tiarini, Giovan Francesco Gessi, Ludovico Lana e altri; testimonianze significative della pittura emiliana che per lungo tempo saranno sottratte alla pubblica visione in conseguenza della precarietà strutturale degli edifici che finora le hanno custodite, sia ecclesiastici che civili.

Quando

Dal 8 Dicembre 2012 al 6 Gennaio 2013
dal martedì alla domenica: 10-19
chiuso il lunedì, 25 dicembre 2012 e 1 gennaio 2013

Dove

Museo | Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni

Via Manzoni, 2
40121 Bologna

Uomini e luoghi del jazz a Bologna

Faces & places.

Museo | Palazzo Pepoli. Museo della Storia di Bologna

Via Castiglione, 8
40136 Bologna

Realizzata in occasione della settima edizione del Bologna Jazz Festival, per il ciclo “Jazz at the museum”, la mostra rappresenta un’inedita carrellata fotografica arricchita di manifesti originali a ricomporre quel feeling magico che lega il jazz a Bologna.

Bologna si è imposta fin dal dopoguerra come una delle capitali del jazz europeo. È complesso in poche righe definire l’alchimia che ha generato nel territorio felsineo un interesse così spiccato per il linguaggio musicale afroamericano. Il punto di partenza è stato senza dubbio il fertile ambiente culturale universitario, ma la diffusione del jazz a Bologna è imputabile soprattutto al lavoro dei tanti e appassionati promotori che negli anni, con il contributo delle istituzioni e di partner privati, hanno promosso con competenza – e forse anche con la giusta dose di incoscienza – una straordinaria quantità di concerti e rassegne, sempre connotate da una eccezionale qualità artistica. Il concetto di jazz festival ha preso forma proprio tra le mura di Bologna, per poi essere esportato in tutta Italia: l’origine stessa di Umbria Jazz è legata a doppia corda con l’esperienza jazzistica bolognese.
Tanti sono i celebri musicisti statunitensi ed europei che hanno deciso di trascorrere periodi più o meno lunghi sotto le due torri, altrettanti sono i musicisti che partendo da Bologna hanno mosso i primi passi per costruire le loro prestigiose carriere. Tanti i locali, i circoli, i teatri e le sale civiche che hanno respirato e continuano a respirare a tempo di swing. Questa inedita carrellata di volti e di luoghi, arricchiti dai manifesti originali dei numerosi festival organizzati dalla fine degli anni Sessanta ad oggi, ricompone con efficacia e immediatezza quel feeling magico che lega il jazz alla città.

La mostra è impreziosita dalla proiezione del documentario “My main man. Appunti per un film sul jazz a Bologna” con il quale il regista Germano Maccioni – attraverso l’uso di un ricco materiale di archivio e testimonianze di musicisti e organizzatori – restituisce ai visitatori un’ulteriore occasione di approfondimento.

“Faces & Places” è dedicata a Massimo Mutti.

Quando

Dal 14 Novembre 2012 al 6 Gennaio 2013
dal martedì alla domenica: 10-19

Alfredo Protti a palazzo d'Accursio

Alfredo Protti, La maschietta, 1920

Il percorso espositivo, articolato negli spazi di Sala d’Ercole, Manica Lunga e Sala Farnese fino al 4 febbraio 2013, ripercorre la straordinaria produzione pittorica di Alfredo Protti (1882-1949) attraverso una selezione di circa 70 capolavori dedicati alla figura femminile
orario: dal martedì alla domenica, dalle ore 10.00 alle 18.30 (chiusura 25 dicembre 2012, 1 gennaio 2013) dal 19 dicembre al 4 febbraio 2013

Alfredo Protti è uno dei pittori più noti e amati di quella Bologna novecentesca che lo storico dell’arte Ludovico Ragghianti definì «cruciale» per la straordinaria concentrazione di artisti che contribuirono a modernizzare l’arte e la società italiane. Nato nello stesso anno di Umberto Boccioni e Gino Severini, e otto anni prima di Giorgio Morandi, Protti seguì una carriera artistica autonoma rispetto alle correnti più radicali dell’avanguardia futurista e metafisica; tuttavia la sua pittura, di respiro europeo, contribuì profondamente alla formazione dell’identità moderna di Bologna.
Allievo di Domenico Ferri e compagno dei pittori Athos Cesarini e Ugo Valeri, Protti partecipò alla «frangia scapigliata» bolognese e in seguito, insieme a Carlo Corsi, Guglielmo Pizzirani, Garzia Fioresi e Giovanni Romagnoli, alla cosiddetta «Secessione bolognese» che tentava di rinnovare il linguaggio visivo allora in voga, ancora basato su modelli ottocenteschi, aggiornandolo sul nuovo gusto internazionale. La sua poetica, ispirata all’intimità della vita domestica, si nutrì delle esperienze formali più diverse e moderne, come quelle di Sargent, Whistler, Klimt, Renoir, Matisse.

il novecento sensuale

Auguri in musica

Venerdì 21 ore 17 – AUGURI IN MUSICA

DUO MORRIGHAN – Ambra Bianchi – Flauto traverso
Irene De Bartolo – Arpa

Un pomeriggio musicale in compagnia di due bravissime musiciste costituisce certamente il miglior modo per assaporare appieno lo spirito di Natale, augurare a tutti i cittadini ferraresi pace, bontà e serenità e prepararsi al nuovo anno con meravigliose speranze.
Il Duo Morrighan dal 1992 propone al pubblico un repertorio che dalla musica classica si apre a nuove proposte che spaziano dal jazz alla musica leggera. La solida intesa delle due musiciste si percepisce ascoltando l’armonia perfetta creata dai due strumenti. La proposta di questo particolare duo si basa sulla ricerca di brani musicali che mettano in risalto le caratteristiche tecniche ed emozionali delle due componenti che, per formazione ed esperienze, hanno al loro attivo un bagaglio tecnico e di stile molto originale ed articolato. La brillantezza e il potere evocativo del suono del flauto traverso e del flauto basso (strumento non comune in ambito concertistico) uniti alla magia del ricco mondo armonico dell’arpa, accompagneranno il pubblico in un bizzarro viaggio musicale dalla classica alla musica moderna, dalla celtica al contemporaneo d’autore, dal cinema al musical fino alle simpatiche “perline jazz” in un singolare e personale intreccio d i generi e stili. Il nome stesso scelto da duo, si rifà a Morrighan, divinità celtica dotata di numerosi aspetti e caratteri.
A cura di Angela Poli – Sezione Ragazzi della Biblioteca Ariostea

Tempo di test

di Simplicissimus

Ho fatto il test del concorsone per gli insegnanti e sono riuscito a rispondere esattamente a 41 domande su 50 , qualcuna l’ho sbagliata e qualcun altra l’ho saltata non per la difficoltà, ma perché occorreva leggersi una pappardella di testo per poi rispondere a delle domande in merito e non ne avevo voglia: piuttosto che cadere in un tranello ho preferito glissare dal momento che a sbagliare si perde mezzo punto, mentre a non rispondere semplicemente non se ne guadagnano. Così ho finito con 8 minuti di anticipo, che non è poi straordinario, visto che per studi di psicologia in gioventù e il successivo interesse per le scienze cognitive, i test li ho bazzicati abbastanza da districarmi agevolmente. I test hanno questo di bello: che misurano con molta precisione l’abilità a fare test. E solo quella.

Così mi sono inoltrato in un intrico di giochini e indovinelli, alcuni elementari, altri un po’ complicati, altri ancora formulati in maniera ambigua, ma insomma tutta roba e robaccia che non ha niente a che vedere con la competenza nelle maniere di insegnamento, con la passione e con la capacità didattica ancor meno di quanto abbia a che fare l’intelligenza con il ministro Profumo. Così proprio negli anni in cui il test di tipo quizzesco comincia ad essere fortemente contestato proprio nell’ambito culturale anglosassone o meglio americano dov’è nato (e in cui il tipo di didattica lo rende più funzionale), noi ci dedichiamo a queste operazioni di modernariato di provincia che sono il giusto coronamento di un ventennio abbondante di distruzione della scuola e della cultura. La quale ora giustamente e formalmente entra nella sua marcia maturità televisiva, scambiata per modernità.

Non sappiamo se i futuri insegnanti avranno la competenza nelle loro materie, non sappiamo se sono in grado di trasmettere ai loro alunni interesse, curiosità, senso critico, non sappiamo se avranno la volontà di aggiornarsi o se hanno una psicologia adatta a rapportarsi con i ragazzi, ma saremo sicuri che sapranno in quale albergo risiede la tale Elisa o Margherita e in quale stanza. Il che non so alla fine se dimostri più le capacità logiche o l’ossessione del tombeur de femmes. Così per esempio non si capisce che senso possa avere per insegnanti di materie umanistiche saper impostare l’equazioncina di primo grado oppure all’insegnante di scienze o di matematica interpretare correttamente un testo letterario, specie se si ha poco tempo e un destino da decidere. Specie se non si è abituati fin da bambini a fare questi giochini.

Tuttavia, siccome in questo Paese si quando si tratta degli altri si è sempre molto severi, non mancano sul web genitori – oltre ai soliti fancazzisti di ogni genere – che essendo esonerati dal dover provare le loro capacità attraverso prove che non hanno nulla a che vedere con le stesse e dotati di un’idea assai vaga della didattica, si sono scoperti dei fan dei quiz e acidamente sono sicuri che i buoni docenti li dovrebbero saperli risolvere per non dimostrarsi incompetenti. Bene io farei una cosa semplice: se per insegnare bisogna risolvere i 50 giochini in 50 minuti, tanto più un test del genere sarebbe necessario ai genitori che hanno un compito più complesso: non vorremo mica lasciare i bimbi in mano a gente che non sanno dove prende il sole Pamela, che non riescono ad interpretare all’impronta un testo in tutte le sue sfumature o che magari conoscono molto mediocremente una lingua straniera. Quiz anche per anche a loro.

fonte: Il Simplicissimus

Visions

Paolo Gotti VISIONS stampa digitale Brasile 2006 - Uccelli in volo sulla spiaggia di Fernando de Noronha

20 dicembre 2012 – 31 gennaio 2013
VISIONS. Una mostra fotografica di Paolo Gotti
ACF Trading via Santo Stefano 7/B, Bologna

20 dicembre 2012
ore 19.30
opening

VISIONS
di Paolo Gotti

ACF Trading
via Santo Stefano 7/B, Bologna

20 dicembre 2012 – 31 gennaio 2013

Inaugura il 20 dicembre 2012 negli spazi dello showroom ACF Trading la mostra Visions del fotografo bolognese Paolo Gotti: la visione astratta, pittorica, di paesaggi che sembrano tutt’altro che “reali” avvicina lo scatto fotografico ad una rivelazione quasi metafisica, o ad un miraggio.

Cacciatore di immagini, per trovare in paesaggi incontaminati o urbani la cassa di risonanza di emozioni universali. È questo che Paolo Gotti fa a partire dagli anni Settanta a tutte le latitudini: attento interprete di forme e colori e maestro della composizione di equilibri e simmetrie di una fotografia di viaggio pensata e studiata meticolosamente, così come richiede la sua formazione di architetto.

Come istantanee realizzate fuori dal tempo e dallo spazio, le “visioni” di Gotti rivelano un’intensità e un’empatia emotiva paragonabili a quelle di un pittore iperrealista, come lo aveva definito un naturalista dalla spiccata sensibilità artistica come Giorgio Celli, secondo cui “la realtà troppo reale, per uno strano circuito paradossale, sconfina nell’irreale e il fotografo è un artefice di miraggi”.

Le macchie di colore sfumate come in un acquerello, l’esaltazione dei cromatismi di mari che cambiano colore con il passaggio veloce delle nuvole, il taglio prospettico dei cieli, l’anatomia di deserti e altipiani rocciosi sottolineano la valenza pittorica e astratta degli elementi. Acqua, terra, aria e fuoco saranno i quattro elementi protagonisti dei suoi calendari fotografici dal 2004 al 2008. È la poesia nella Natura, che Paolo Gotti immortala nelle sue corrispondenze estetiche, attraverso una sorta di metrica visiva che scandisce il ritmo dell’immagine.

Il monumentale repertorio fotografico di Gotti, che conta oltre 10.000 fotografie scattate in ogni parte del mondo, dalla Colombia al Madagascar, dall’India ad Haiti passando, solo per citare alcuni paesi, per Yemen, Islanda, Bolivia, Australia e Cina, contempla anche realtà urbane – e pertanto umane – che attraverso il suo obbiettivo si fanno a loro volta paesaggio.
Questa particolare visione del mondo si posa su un delicato equilibrio tra assenza e presenza dell’artista. Una vocazione da “etnologo”, come amava dire Giorgio Celli, diametralmente opposta a quella dell’esploratore che colleziona reperti: il fotografo restituisce al mondo le immagini dei cinque continenti, senza portare via nulla da essi.

In occasione della mostra, oltre ai pannelli fotografici di grandi e medie dimensioni, verranno presentati i tre calendari tematici 2013 Visions, Vita nei porti, Chioschi e ambulanti.

Paolo Gotti nasce a Bologna e si laurea in architettura a Firenze, dove frequenta il Centro di studi tecnico cinematografici conseguendo nel 1971 un attestato di idoneità alla professione di fotografo. Nel 1974 sceglie l’Africa come meta del suo primo vero viaggio, quello in cui, come dice l’artista, “si sa quando si parte ma non si sa quando si torna”. Con la sua vecchia Land Rover attraversa il Sahara fino al Golfo di Guinea in Costa d’Avorio per poi fare ritorno in Italia dopo quasi 5 mesi a bordo di un cargo merci. In seguito a questa avventura che lo segna profondamente, intraprende a tempo pieno l’attività di architetto, grafico e fotografo. Dopo varie esperienze nel campo della pubblicità, e una maturata esperienza nello Still life, si dedica sempre più al reportage. Gira il mondo con la sua Nikon per immortalare persone, paesaggi e situazioni che archivia accuratamente in un gigantesco atlante visivo, da cui nascono i calendari tematici che realizza da circa vent’anni. L’obiettivo della sua macchina fotografica è in oltre 70 paesi tra cui Niger, Cina, Haiti, Brasile, Messico-Guatemala, Nepal, Ceylon-Maldive, Indonesia, USA, Canada, Thailandia, Caraibi, Malesia, Miami, Yemen, Venezuela, Filippine, Cuba, India, Cile, Bolivia, Islanda, Australia, Colombia.

Luciano Chailly

Giovedì 20 ore 17 – INVITO ALLA LETTURA

SEVERE DI LAMENTAZIONI E DI ECHI TENERI E SEGRETI – Omaggio a Luciano Chailly (1920-2002) Aracne, 2012
A cura di Nicola Badolato
Intervengono: Nicola Badolato (Università di Bologna), Floriana Chailly (IlFischio.doc” – Milano) e Michele Govoni (giornalista e critico), Daniele Spini (conservatorio di Ferrara).
Intermezzo musicale: Luciano Chailly, Improvvisazione n. 12 – Giulio Arnofi, chitarra
Luciano Chailly, Lamento di Danae – Anna Scalfaro, pianoforte e Ilaria Mancino, soprano.
Compositore, didatta, consulente in Rai e direttore artistico dei principali teatri italiani, il ferrarese Luciano Chailly (1920-2002) fu musicista di spicco del secondo Novecento: fautore dell’‘arte per l’arte’, si distinse per l’eclettismo e la permeabilità alle principali tendenze dell’avanguardia musicale europea. Questo volume, pubblicato col contributo del Lions Club “Ferrara Host” e col patrocinio di “Freon Musica”, raccoglie i contributi di Nicola Badolato, Floriana Chailly, Francesco Fusaro, Maria Maddalena Novati, Lorenzo Pisanello, Lorenzo Rubboli, Anna Scalfaro, Chiara Tarabotti e Giordano Tunioli, presentati nell’incontro di studi organizzato a Ferrara il 18 maggio 2012 nel decimo anniversario della morte del compositore.
Nicola Badolato, dottore di ricerca in Musicologia e Beni musicali, è assegnista di ricerca nel Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna. È diplomato in pianoforte e clavicembalo. Ha pubblicato vari saggi e contribuisce al Dizionario biografico degli Italiani. Nel 2012 ha pubblicato I drammi musicali di Giovanni Faustini per Francesco Cavalli (Firenze, Olschki). Concorre all’edizione critica delle opere di Francesco Cavalli (Kassel, Bärenreiter, 2012-), di cui ha curato, con Álvaro Torrente, il primo volume (La Calisto).

Davanti al camino

Mercoledì 19 ore 17 – LA COMPAGNIA DEL LIBRO

LIBRI DAVANTI AL CAMINO – Consigli di lettura per il Natale
A cura di Alberto Amorelli e Silvia Lambertini
Le giornate stanno diventando più fredde, le ore di luce sono diminuite, le giacche hanno lasciato posto ai cappotti pesanti, l’inverno sta arrivando. Come da tradizione, da qualche anno ormai, La Compagnia del Libro passerà con voi queste fredde sere invernali, immaginandovi a sorseggiare un buon the caldo davanti ad un camino che crepita di fuoco e di tepore, Alberto Amorelli e Silvia Lambertini con sei lettori d’eccezione, che evento dopo evento hanno costruito il fortunato format degli eventi della Compagnia del Libro, vi consiglieranno sei buoni libri per l’inverno, sei idee regalo per il Natale, sei compagni per le ore più fredde.
In collaborazione con l’Associazione Culturale Gruppo del Tasso di Ferrara

Vedi invito in formato pdf libri_davanti_al_camino_invito.pdf

Nino Rota

Martedì 18 ore 16.30 – ANATOMIE DELLA MENTE Sei conferenze di varia psicologia – Anno VI

Stefano Caracciolo – L’ENFANT PRODIGE NINO ROTA E LA NOSTALGIA DELL’INFANZIA PERDUTA: IL CASO CLINICO DI GIANNINO STOPPANI
Giovanni Rota Rinaldi, noto come Nino Rota (1911-1979) compositore di colonne sonore di grandi film (come La Strada e altri capolavori di Fellini, Visconti e Zeffirelli, Il Padrino 1 e 2 di F.F.Coppola) fu in realtà compositore prolifico e assolutamente originale di generi assai diversi, spaziando dall’opera lirica, a oratori religiosi e a importanti composizioni sinfoniche e da camera.
La sua infanzia fu dominata dalla precocissima comparsa di talento musicale compositivo, tanto che le sue prime opere liriche furono composte intorno ai 10 anni ed eseguite pubblicamente in Italia e all’Estero, occasioni in cui fu osannato come ‘enfant prodige’. La sua personalità rimarrà peraltro sempre caratterizzata da temi e modalità affettive tipiche del mondo incantato e magico dell’infanzia, come risulta dai contenuti della sua concezione artistica più volte definita ‘poetica del candore’. Il suo virtuosismo pianistico, testimoniato dalle innumerevoli occasioni private e pubbliche in cui deliziava gli ascoltatori, ed un certo spirito di contaminazione di temi e generi, trovarono un’occasione davvero speciale nelle musiche del popolarissimo sceneggiato televisivo tratto dal romanzo ‘Il Giornalino di Gian Burrasca’, diretto da Lina Wertmüller nel 1964, in cui ancora una volta il suo genio compositivo si esalta nei temi della golosità e della protesta infantile in melodie in stile ottocentesco ‘leggero’, con ritmi salottieri dal ‘galop’ al valzer ispirate dal romanzo di Vamba e dai testi scritti dalla stessa Wertmüller. La ingenua e candida protesta infantile di Gian Burrasca (Viva la Libertà) si realizza attraverso momenti intensamente lirici e di scanzonata contaminazione con la letteratura ottocentesca (Salgàri: che scrittore) e si accoppia con lo spirito ironicamente borghese da cui Rota aveva saputo staccarsi nella sua vita, appartata e dedita alla composizione ed all’insegnamento nei vari Conservatori in cui fu a lungo Direttore in modo geniale, come attestato dalla intensa collaborazione con i registi Mario Soldati e Federico Fellini che gli ha dato poi fama mondiale come compositore di celeberrime colonne sonore per il cinema. Le sue caratteristiche psicologiche saranno rievocate attraverso l’ascolto di frammenti musicali e la visione di spezzoni tratti dal ‘Gian Burrasca’ televisivo, nonchè tratti dal documentario biografico a lui d edicato da Mario Monicelli intitolato ‘Nino Rota l’amico magico’, con riferimento al suo amore segreto per l’esoterismo.
Ciclo di conferenze curato da Stefano Caracciolo – Università di Ferrara

Dov’era, ma non com’era

Il restauro e il recupero del patrimonio edilizio di valore storico-architettonico:

strategie per una ricostruzione consapevole

MARTEDÌ 18 DICEMBRE ORE 10 | PALAZZO TASSONI ESTENSE

SEDE DELLA FACOLTÀ DI ARCHITETTURA, VIA DELLA GHIARA 36 | FERRARA

Il convegno, realizzato in collaborazione con la Piattaforma Costruzioni Rete Alta Tecnologia Emilia-Romagna, la Direzione Regionale Ministero Beni e Attività Culturali e l’Università di Ferrara – Facoltà di Architettura, sarà occasione per presentare in anteprima alcune tematiche che saranno affrontate  nella XX edizione della Fiera, in programma dal 20 al 23 marzo 2013 presso il quartiere fieristico di Ferrara.

I recenti eventi sismici che hanno scosso l’Emilia hanno profondamente colpito il suo patrimonio storico-monumentale. Superata la prima fase di emergenza, occorre ora pensare alla ricostruzione sia delle emergenze architettoniche, sia dei tessuti storici edilizi. E’ facile registrare come il dibattito si stia pericolosamente radicalizzando su due posizioni estreme: la ricostruzione mimetica del patrimonio perduto, ovvero il tanto invocato dov’era e com’era e, dall’altra, la sostituzione integrale con architettura contemporanea. La querelle non è certo nuova in quanto si è sempre riproposta all’indomani di tragedie simili. Occorre, invece, prendere atto che il tema è squisitamente di restauro architettonico – vale a dire di un particolare modo di fare architettura con finalità conservative – sia che si tratti di reintegrare parti perdute di un monumento significativo per la comunità, sia che si tratti di ricostruire parte dei tessuti urbani.

Moderatore

Carlo Amadori – capo progetto Restauro.

Interverranno, tra gli altri

Arch. Carla Di Francesco – Direttore Regionale BB.CC. Emilia-Romagna.

Prof. Marcello Balzani – Responsabile Scientifico del TekneHub, Tecnopolo dell’Università degli Studi di Ferrara, Piattaforma Costruzioni Rete Alta Tecnologia Emilia-Romagna.

Prof. Riccardo Dalla Negra – Professore Ordinario di Restauro Architettonico, Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Ferrara.

Al termine aperitivo a buffet