L’irrilevanza della UE

Il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, dichiara che la nuova «amministrazione sembra mettere in discussione gli ultimi settant’anni di politica estera americana» in particolare che si dimostra preoccupato per il cambiamento verificatosi a Washington che pone l’Unione Europea in una situazione difficile, dato che la nuova amministrazione USA sembra mettere in discussione tutte le precedenti impostazioni della politica estera ». Donald Tusk ha pubblicato la lettera di convocazione dell’incontro informale che si svolgerà tra i capi di governo dei 27 stati membri venerdì 3 febbraio a La Valletta, Malta. Incontro dedicato all’immigrazione ed a quelle che, secondo Tusk, sono le principali minacce all’Unione Europea: “l’aggressività della Russia, la situazione di caos ed anarchia nel Medio Oriente, le dichiarazioni della nuova amministrazione americana”. In più Tusk si dice  preoccupato anche per il crescente numero di persone che si dichiarano apertamente antieuropeiste o, nella migliore delle ipotesi, euroscettiche, inclusi alcuni degli stessi governi dei paesi UE”. Neanche una parola di autocritica sulle demenziali politiche svolte dalla UE in questi anni che hanno determinato tutto questo scenario fallimentare. Verrebbe quasi da tirare fuori il fazzoletto ed asciugarsi una lacrima di compassione per questo personaggio patetico, un euroburocrate polacco, malato di russofobia e di “delirio immigrazionista”, quello che un giorno si e l’altro pure, chiedeva ai governi europei di rispettare le regole, emetteva reprimende, mentre lui andava a stringere accordi con i dittatori come Erdogan promettondo miliardi dai cittadini europei con cui premiare il turco per la sua “preziosa opera” alle frontiere della UE.. Il problema di Tusk è quello che costui non riesce ancora ad assimilare che la globalizzazione è finita con il trumpismo e con il Brexit, quando accade che il commercio e l’ economía si vanno militarizzando negli USA, perchè Trump ha optato di riavvicinarsi alla Russia a livello geoestratégico mentre la UE è rimasta ancora alle sanzioni ed alla russofobia e, orfana di Obama, non ha il coraggio di fare un passo avanti. Gli USA di Trump stanno gettando alle ortiche gli obsoleti trattati commerciali, como el TTIP ed il PPP che gli oligarchi europei anelavano di sottoscrivere. L’apprendista Tusk dai mille usi è stato umiliato da Trump e dal suo fiduciario all’economia Peter Navarro che ha definito la UE “un organismo al collasso che serve solo agli interessi della Germania”. Navarro ha dato uno schiaffo in pieno volto alla Germania della Merkel quando ha definito questa come uno dei maggiori ostacoli all’accordo commerciale fra gli Stati Uniti e l’Europa ed ha dichiarato morto il Partenariato Transatlantico per il commercio e gli investimenti (il TTIP, quello che piaceva tanto a Renzi). Tutto questo avviene mentre Trump dichiara di voler realizzare un super accordo diretto commerciale e di cooperazione con la Gran Bretagna, snobbando la UE e lodando apertamente la decisione britannica di abbandonare l’Unione. Il Presidente statunitense ha voluto ribadire apertamente la priorità data al Regno Unito rispetto agli altri tradizionali alleati europei.

Alleanza Cina Russia

Bruxelles dimostra ogni giorno di più la sua inconsistenza su tutti i temi principali dell’attualità internazionale, dall’immigrazione alla lotta al fondamentalismo, a causa dell’inadeguatezza della sua classe politica di euroburocrati, chiusi in una fredda mentalità progressista e globalista. Incapaci di comprendere i fenomeni nuovi che si affacciano all’orizzonte come il cambiamento degli equilibri strategici, l’impetuoso sviluppo delle potenze euroasiatiche dalla Russia, alla Cina, all’India che sposteranno verso l’Asia il baricentro del mondo. Nel regno della Bce e dell’Euro è impossibile pensare una strategia e una politica comune, e qualsiasi tipo di orgoglio nazionale viene umiliato ogni giorno. Gli inglesi lo hanno capito per primi ed hanno preso la via di fuga, gli ungheresi, gli austriaci e gli altri della vecchia MittelEuropa, per riflesso comune, hanno fatto fronda per riprendersi le loro sovranità, in Francia l’opinione pubblica sta dando segni di risveglio,  soltanto i più ottusi rimangono ancorati alle menzogne difuse dai media euroservi e dai giullari di regime (tipo Benigni e Saviano). In pratica si sta verificando che, i nuovi sviluppi della politica USA, con la nuova prospettata sintonia geopolitica russo-americana, gli accordi diretti con il Regno Unito, il blocco economico Cina-Russia nella Shangai Cooperation, sono elementi che di fatto andrebbero ad esautorare l’Europa da qualsiasi ruolo di rilievo nel contesto internazionale. Un cambio di paradigma ed un fatto nuovo a cui i tecnoburocrati europei come Tusk e Junker non si sono ancora abituati: l’irrilevanza della UE nel contesto internazionale e geopolitico.

Luciano Lago in

http://www.controinformazione.info/lirrilevanza-della-ue-nel-nuovo-contesto-internazionale-e-geopolitico/

6 thoughts on “L’irrilevanza della UE

  1. Keep Talking Greece pubblica un breve aggiornamento sulla situazione finanziaria dei nuclei familiari in Grecia. Quasi la metà delle famiglie vive della sola pensione di un familiare, i tre quarti hanno subìto un peggioramento delle proprie condizioni economiche nel 2016, e quasi altrettanti si aspettano ulteriori peggioramenti nell’anno in corso, a testimonianza di un paese che ha perso ogni speranza nel futuro (ma che noi non vogliamo dimenticare nemmeno per un attimo).
    http://vocidallestero.it/2017/01/26/in-grecia-il-492-percento-delle-famiglie-ha-come-unico-reddito-una-pensione/

  2. Potrà essere rassicurante pensare che gli euro di oggi siano in qualche modo reali e che gli ipotetici marchi di domani non lo siano, e che quindi se domani questi euro cessassero di esistere per essere sostituiti da marchi, ciò comporterebbe la perdita di centinaia di miliardi di euro. Ma non è così che funzionano le monete a corso forzoso. Il marco di domani sarebbe reale né più né meno come l’euro di oggi, e infatti verosimilmente il problema del marchi non è il pericolo di indebolirsi quando la Bundesbank ne dovesse stampare in quantità, ma piuttosto che la loro popolarità come valuta sarebbe talmente alta da farne salire il valore alle stelle, rendendo le esportazioni tedesche non competitive.
    http://vocidallestero.it/2017/02/03/non-ce-da-preoccuparsi-dei-saldi-target2/

  3. relativamente alla responsabilità attribuita alla Russia di aver scatenato la crisi dell’Ucraina, l’ambasciatore russo Churkin ha puntualizzato che la crisi dell’Ucraina è scoppiata nel Febbraio del 2014 come risultato di un Colpo di Stato appoggiato dall’esterno e non invece dopo il referendum, svoltosi nello stesso anno, con cui gli abitanti della penisola di Crimea hanno votato in massa per integrarsi alla Federazione russa. Nota: Da notare che la penisola di Crimea appartiene alla Russia da quasi tre secoli, esattamente dal 1783, quando fu strappata dalla Russia zarista all’Impero Ottomanno. Da allora la Russia ha combattuto diverse sanguinose battaglie – su tutte l’omonima guerra di Crimea del 1854-1855 e qui avvenne anche, la resistenza all’occupazione nazista – durante la Seconda Guerra mondiale – per mantenerne il controllo. La penisola, oltre che per ragioni storiche e culturali, rappresenta infatti per la Russia un avamposto strategico e a Sebastopoli ha sede la flotta del mar Nero. La popolazione è in maggioranza russofona, benché l’ucraino e il tataro siano molto diffusi. Dopo la rivoluzione russa, e la riorganizzazione territoriale degli anni successivi, assunse nel 1921 il nome di Repubblica Socialista Sovietica Autonoma di Crimea, parte dell’Urss. Si deve a Nikita Krusciov la decisione, presa nel 1954, di assegnare la Crimea, da un punto di vista amministrativo, all’Ucraina. Una scelta di poco conto (al tempo) ma decisiva quando l’Unione Sovietica si sgretolò e la penisola uscì formalmente dal territorio della Russia.
    http://www.controinformazione.info/la-russia-al-regno-unito-invece-di-farci-le-prediche-sulla-crimea-restituite-voi-le-isole-malvinas-e-gibilterra/

  4. (In Italia) Quindi dopo aver smantellato lo stato sociale in nome del liberismo, dopo aver reso la politica un affare di clan e di caste piuttosto che di idee e di speranze, dopo aver avvilito la scuola, dopo aver distrutto patrimoni di saperi, dopo aver persino tentato di manipolare a morte la Costituzione, non ci saranno nemmeno le briciole per mantenere la pace sociale che altrove forse si potranno raccattare prima del definitivo crepuscolo .

    Note sulla diaspora europea

Scrivi una risposta a apoforeti Cancella risposta

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.