di Luciano Lago
E’ stato pubblicato il recente piano dell’ONU che si presenta come un apparente studio: «Replacement Migration: is it a solution to declining and ageing populations?».
Redatto dal Dipartimento degli Affari sociali ed economici dell’Onu, in questo studio vengono analizzati i movimenti migratori a partire dal 1995 e, attraverso modelli matematici, vengono prospettati diversi scenari che prevedono per l’Italia la “necessità” di far entrare tra i 35.088.000 e i 119.684.000 immigrati, principalmente dall’Africa, per “rimpiazzare” i lavoratori italiani. Visto che tra 36 anni gli over 65 saranno il 35% della popolazione e presupposto che il tasso di natalità per donna resti fermo a 1,2 bambini (negli Anni Cinquanta la media era 2,3).
Le Nazioni Unite prospettano come soluzione al problema demografico dell’Italia (e di altri paesi europei) quello di «rimpiazzare» (come riportato nel titolo del dossier) l’Europa che invecchia con un massiccio afflusso di immigrati dall’Africa e dall’Asia. Lo studio prende in considerazione gli immigrati, quasi sempre giovani, che dopo lo sbarco molto probabilmente si stabiliranno in Italia, dal nord al sud della penisola. Questi dovranno convivere con la popolazione autoctona, saranno molto più prolifici degli italiani. Di conseguenza in un arco medio di tempo, l’Italia degli italiani si trasformerà in un «melting pot», un’insieme di razze, culture, religioni dove tra quarant’anni ci sarà ancora un nucleo di italiani che non saranno più la maggioranza della popolazione.
Lo studio dell’ONU calcola circa ventiseimilioni di immigrati e i loro discendenti che risiederanno nelle varie città italiane nel 2050. Attualmente sono quasi 5 milioni, contro i 7,8 presenti in Germania.
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