Ancora la Turchia

La zona cuscinetto prevista dagli accordi USA-Turchia
L’Esercito turco si sta preparando per effettuare una operazione terrestre sul territorio della Siria nelle vicinanze della frontiera comune. Secondo le fonti e le informazioni citate dal giornale arabo “Asharq al-Awsat”, con sede nel Regno Unito, l’operazione inizierà dalla località di Jarabulus, una città nella Siria settentrionale che si trova attualmente sotto il controllo dell’ISIS. Oltre a queste informazioni, ci sono indizi sempre più forti che la Turchia stia preparando una invasione del territorio siriano. Il governo turco è deciso a realizzare una “zona cuscinetto” che si estende lungo il confine tra Siria e Turchia. Risulta chiaro che Erdogan ha necessità di questa zona per difendere le sue linee di rifornimento ai gruppi terroristi sostenuti da Ankara ed anche per difendere il contrabbando illegale di petrolio di cui si avvantaggia la Turchia. Questa “zona cuscinetto” dovrebbe anche impedire alle unità di protezione curde (YPG) di ampliare la loro capacità di operazioni verso Ovest. Come segnali precisi di queste intenzioni, sono stati visti operare alcuni veicoli turchi di rastrellamento mine lungo un tratto di frontiera vicino alla città di Jarablus, dove sono attestati i miliziani dell’ISIS. Questo costituisce di fatto un’altro passo verso la costituzione della “zona cuscinetto” nel nord della Siria. L’unico fattore che impedisce una invasione delle forze turche su larga scala è una possibile risposta del contingente russo in Siria che farebbe detonare un conflitto allargato nella regione.

Le formazioni dei terroristi in Siria, martellate dall’aviazione russo-siriana che ha distrutto i loro depositi, centri di comando e basi logistiche,  stanno progressivamante perdendo terreno e sono state intercettate comunicazioni dei terroristi da cui risulta che i comandanti di questi gruppi di miliziani stanno inviando richieste di aiuto urgente all’Arabia Saudita e alla  Turchia, i paesi dove operano le centrali di comando delle organizzazioni dei miliziani  jihadisti che combattono in Siria. La Turchia è un paese che fa parte della NATO e che sta ricevendo assistenza militare aggiuntiva dagli USA e dai paesi europei dell’Alleanza, in particolare da Germania e Regno Unito. Inoltre le autorità dell’Unione Europea hanno stabilito un sostanzioso finanziamento per circa 3,5 miliardi di euro al Governo turco, per aiutarlo a fronteggiare la crisi dei profughi che fuggono da Siria ed Iraq e riparano in Turchia per poi cercare di arrivare in Europa attraverso la Grecia. Questo sostanziale  appoggio che riceve dai suoi alleati, rende il presidente Erdogan più forte e più deciso a reprimere ogni dissidenza, a massacrare la minoranza curda ed a sfidare anche la Russia per attuare il suo piano di espansione di un “nuovo Impero Ottomano”.

http://www.controinformazione.info/lesercito-turco-si-prepara-per-una-operazione-terrestre-in-siria/

2 thoughts on “Ancora la Turchia

  1. Un gruppo di avvocati in Turchia ha richiesto un procedimento penale a carico dei militari USA che gestiscono la base di Incirlik e richiedono il loro arresto per presunti collegamenti con i “terroristi”. Secondo l’informazione trasmessa dal portale USA Military, gli avvocati dell’Associazione per la Giustizia Sociale, una ONG che sostiene il presidente turco Recep Erdogan, hanno presentato la scorsa settimana una denuncia davanti alla procura della città di Adana (sud Turchia) contro vari alti ufficiali statunitensi. Gli stessi avvocati hanno richiesto l’arresto dei “comandanti della Forza Aerea degli USA”, indentificati con il loro nome completo e con una denuncia penale di 60 pagine, per presunti tentativi di “distruggere l’ordine costituzionale, impedire parzialmente o totalmente che il Governo turco eserciti la sua autorità e per aver messo in pericolo la sovranità dello Stato Turco”.
    https://www.controinformazione.info/la-turchia-richiede-larresto-degli-ufficiali-usa-della-base-nato-di-incirlik/

  2. Chissà se c’è un nesso?
    Adesso tutte le banche sono nei guai, è il famigerato “effetto contagio” che rischia di far crollare tutto il sistema – ma perché? perché il sistema è “interdipendente”, un problema là contagia anche qui. In realtà, il crollo turco è un argomento contro la globalizzazione e a favore delle economie nazionali, più possibile autosufficienti. Non c’è alcun bisogno di esportare capitali ai turchi, quando si possono (devono) usare all’interno per la propria economia. Questa globalizzazione alla ricerca di profitti finanziar rende tutte le economie fragili ed esposte non solo ai prpri fallimenti, ma a quelli esteri.

    Ma naturalmente tutta questa spiegazione è inutile: i telegiornali tutti PD, ripeteranno per terrorizzarci: “Ecco cosa capiterà a noi, se questo governo esce dalll’euro”. Senza i media in mano, questo governo “è esposto” alle menzogne e non può spiegare la realtà.

    L’articolo Perché non siamo la Turchia. E il crollo turco è un argomento contro il globalismo. proviene da Blondet & Friends.

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