Sfogliando il PNRR

di STEFANO ROSATI (RI Rieti)

Sfogliando il PNRR (piano nazionale di ripresa e resilienza!) si ha quasi l’impressione che sia stato scritto dalla stessa mano che scrisse la lettera della BCE al Governo italiano nel 2011 (che, però, se non altro, si lasciava apprezzare per la sintesi rispetto a questo malloppone immondo di 300 pagine). Detto altrimenti: il PNRR non è altro che una manifestazione e anzi un rafforzamento del vincolo esterno. E infatti la parola “concorrenza” compare 42 volte, “competizione” 79. Stranamente, invece, la parola “diseguaglianze” compare 7 volte, “diritti” 18 (su 300 pagine!).Contare le parole è un giochino semplice ma fa capire la filosofia di fondo. Che è sempre la stessa: sostegno all’offerta (supply side economics) e non alla domanda interna. 50 miliardi alle imprese, 6 alle famiglie. Le solite ricette, care al neoliberalismo. E infatti il Parlamento ha avuto pochissimi giorni per “discuterne” del PNRR, malgrado con questo strumento si assuma un vincolo che dura per decenni.Con la pandemia il PNRR non c’entra nulla, ma nemmeno con il federalismo europeo o con la mutualizzazione dei debiti di cui tanto parlano alcuni. Si parla di una misura eccezionale ed eccezionalmente piccola: vale il 6% del debito pubblico di tutti gli stati membri. Soprattutto è un debito che andrà restituito integralmente, diversamente da quello che accade per gli Stati veri che il debito lo rinnovano, non lo estinguono.Gli interventi nei settori delle nuove tecnologie e della transizione verde creeranno monopoli privati. Non serve un genio per capirlo. Avremo un’incredibile aumento delle posizioni di rendita a scapito dei redditi da lavoro, rendite create da debito pubblico (estero) che verrà ripagato dai redditi da lavoro.

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